Che cos’è l’artrosi di caviglia?
Quando la cartilagine articolare, che è quel tessuto speciale che consente lo scorrimento delle superfici articolari, si ammala e viene a mancare, allora si instaura il fenomeno dell’artrosi. L’osso che è normalmente sotto alla cartilagine articolare infatti, non gode più della protezione di questo rivestimento e si inspessisce, si deforma, cercando di distribuire meglio il carico e tutto questo crea uno stato di infiammazione persistente dell’articolazione artrosica, che può essere anche estremamente doloroso. Questo può accadere a tutte le articolazioni, e pertanto anche alla caviglia.
Perché viene l’artrosi di caviglia?
Il tessuto cartilagineo, che serve a permettere uno scorrimento delle superfici articolari le une sulle altre, nella caviglia è relativamente resistente e l’artrosi (che consegue a un danno irreversibile al tessuto cartilagineo con successiva rigidità dell’articolazione e dolore) è quasi sempre causata da una frattura o da ripetuti traumi della caviglia.
Come mi accorgo di avere l’artrosi alla caviglia?
Quando, a seguito di una frattura, o di distorsioni ripetute, la caviglia fa molto male all’inizio del movimento, ad esempio scendendo dal letto al mattino, o alzandosi da tavola dopo una pausa, si gonfia la sera e si muove meno dell’altra, è probabile che si sia sviluppata un’artrosi. Una radiografia della caviglia in 2 pose aiuterà a fare diagnosi.
Si può guarire dall’artrosi?
purtroppo, sebbene siano state messe a punto strategie per ricostruire piccole porzioni di cartilagine articolare con cellule staminali, non è ancora possibile guarire un’articolazione gravemente artrosica. Sono tuttavia possibili interventi per evitare che l’artrosi progredisca, in alcuni casi specifici. Qualora non sia possibile tuttavia evitare una degenerazione artrosica completa, sono però possibili interventi di sostituzione con protesi, con caviglia da donatore oppure artrodesi di caviglia (che limita il movimento ma è ben tollerata, in genere, dal paziente), che possono risolvere il dolore e consentire una buona qualità di vita.
ma non si può evitare l’intervento?
Si può evitare fino a che la sintomatologia è controllabile da una serie di strategie terapeutiche che combinano rieducazione e fisioterapia, oltre ad integratori specifici o infiltrazioni.
ma ci sono delle infiltrazioni che mi possono aiutare?
Si. Ci sono alcune sostanze, come l’acido ialuronico, che negli stadi moderatamente gravi, possono essere d’aiuto nel controllare la sintomatologia e anche nel rallentare la progressione dell’artrosi, altrimenti, negli stadi più gravi, si può ridurre il dolore con il cortisone. tuttavia, si tratta in genere di trattamenti palliativi.
non ci sono infiltrazioni nuove?
Si. C’è il PRP o gel piastrinico, che non ha dimostrato effetti superiori all’acido ialuronico, a fronte di costi maggiori, e si sta cominciando ora a sperimentare la terapia infiltrativa con cellule mesenchimali. I risultati reali di quest’ultima terapia, tuttavia, sono ancora da valutare.
Se aspetto peggioro la situazione?
Dipende dal grado di artrosi. Se Il grado di artrosi è ancora lieve e, ad esempio, sono presenti legamenti lassi o un vizio di allineamento, si può porre rimedio a questi problemi con un intervento e salvare la caviglia, pertanto, in caso di sospetto, conviene comunque consultare lo specialista.
Perché? ci sono diversi tipi di intervento?
certamente. Ci sono interventi volti a salvare l’articolazione, se il grado di artrosi è lieve, riallineandola o trattando un danno parziale con cellule mesenchimali, e ce ne sono altri, quando l’articolazione non si può più salvare, volti a sostituirla con protesi o bloccarla in una buona posizione.
La chirurgia mi può aiutare?
La chirurgia può certamente aiutare, tuttavia è importante scegliere l’intervento giusto sulla base della presenza di deformità e del grado di artrosi.
Dopo l’intervento quanto tempo bisogna stare fermi?
Dipende dal tipo di intervento. Di solito uno stivaletto gessato è necessario in tutti i casi per un periodo dai 21 giorni ai 2 mesi, poi la fisioterapia cambia in dipendenza della necessità di riprendere il movimento, nelle protesi e nei trapianti articolari, o di dover ultimare la consolidazione dell’articolazione nell’artrodesi.
Ma dopo l’intervento zoppicherò in modo evidente?
No. Anche qualora fosse necessario bloccare la caviglia, il movimento residuo sulle altre articolazioni del piede è sufficiente per camminare senza zoppia su terreno regolare. Si possono avere alcune difficoltà in salita o discesa e su terreno irregolare.
Ma si cammina con una caviglia bloccata?
Certo che si. Il movimento del complesso piede caviglia non è tutto sulla caviglia, il piede svolge una buona parte del movimento, sebbene si faccia fatica a rendersene conto. Se il movimento sul medio piede è buono, una caviglia bloccata consente di camminare senza dolore e senza zoppia.
E le protesi?
Le protesi di caviglia sono molto migliorate, negli ultimi anni. Attualmente, con le corrette indicazioni, si possono sostituire le caviglie con protesi ottenendo risultati anche ottimi in termini di risoluzione del dolore e movimento articolare.